Marker (inglese), vivid (neozelandese), flomaster (russo), texta (australiano), koki (sudafricano), feutre (francese), marcador (spagnolo)… le altre lingue sottolineano la qualità principale del pennarello, nato non per colorare ma per sottolineare o evidenziare qualcosa: in italiano prevale una singolare crasi tra “penna” e “pennello”, per mostrare quello che è il suo uso scolastico più comune, l’equivalente artistico del flauto in plastica per lo studio della musica. Odiati e amati al tempo stesso, i pennarelli sono delle cannucce che contengono colore liquido che passa attraverso una punta in materiale diverso (per esempio il feltro), che possa far scendere il colore in maniera controllata fino a depositarsi sulla carta. I pennarelli si distinguono e presentano nomi diversi a seconda del tipo di inchiostro utilizzato, della dimensione della punta e del serbatoio, e così via.  Il primo brevetto per un pennarello risale al 1910, ma il vero successo arriva nel 1953 con il Magic...