Di recente, al Festival dell’Acqua di Staranzano (https://acquafestival.it/) ho visto una bella mostra internazionale, in prestito dai Paesi Bassi: è il Museo delle Terre Commestibili, che ha anche un sito in inglese: https://museumofedible.earth/

L’idea è curiosa, nel senso più alto del termine: raccogliere e mostrare terre da tutto il mondo, accomunate dal fatto di venire mangiate – ci sono suoli termali, terre che vengono assaggiate per ragioni devozionali, terreni ricchi di minerali e così via. 

Alcuni bambini mangiano la terra: è un disturbo noto come Geofagia, di cui ha sofferto anche l’ideatrice della mostra. Da lì le si è aperto un mondo, letteralmente. 

La raccolta è ora di oltre 600 campioni da 44 paesi, e si presta a ragionare molto bene di quello che chiamiamo “consumo di suolo”, ovvero di una delle nostre impronte più importanti e sfuggenti: la sostenibilità ci spinge a consumare meno acqua e a rilasciare meno emissioni, ma anche a stare più attenti a come usiamo il suolo che ci è dato. 

Capire come intorno a noi ci siano terre di natura diversa è un dono raro ma importante: perché cogliere la differenza anche del suolo ci aiuta a fermare le speculazioni, a rispettare i luoghi e le differenze, a ragionare non solo in maniera “estensiva” ma in modo locale, attento. 

Cosa possiamo fare noi?

  • Programmiamo una raccolta di terre, un museo di suolo locale, portando piccoli campioni in boccette, mostrando da quali posti vengono intorno a noi.
  • Ricordatevi che in alcuni posti la raccolta di terra (e sabbia) è regolamentata oppure proibita: noi non stiamo cercando di parlare di “terre esotiche” ma di una mappa di quello che abbiamo vicino.
  • Come possiamo classificare questi campioni? Possiamo per esempio dividerli per colori e sfumature: con i ragazzi e le ragazze più grandi possiamo collegare le sfumature alla composizione e alla natura del terreno. Oppure possiamo fare altre divisioni in base all’odore o alla consistenza…
  • Intervistiamo qualche specialista della terra: un contadino del posto, un agronomo, un geologo…

 

Foto di Gabriel Jimenez su Unsplash