Sabina Minuto ci racconta alcuni metodi per approcciare in classe i “Promessi Sposi” di Manzoni.

C’è un romanzo che io non amo affatto: “I Promessi Sposi” di Manzoni. Credo me lo abbia fatto odiare la scuola. L’ho sempre letto per obbligo.
Pur gustandomi alcune parti in seguito, da adulta, non sono mai riuscita ad apprezzarlo davvero. Questo però non influisce affatto sulla mie scelte didattiche. Mi sono spesso chiesta: è necessario farlo conoscere? Farlo leggere? E in che grado di scuola? Anche alle medie o solo al biennio? La mia risposta è sì. È necessario. Mi sembrerebbe di togliere ai ragazzi qualcosa che poi rischiano di non ritrovare mai più.

Certo i modi con cui proporlo sono tanti e multiformi: un modo per ogni classe, sempre diverso, sempre adattabile ad alunni diversi per età e per ordine di scuola.

Se c’è una cosa che ho imparato nella mia pratica laboratoriale del WRW è che la lezione perfetta per tutti non esiste. Non esiste nemmeno il percorso perfetto. Nessuna didattica laboratoriale che si rispetti è monolitica: cambiano gli studenti e così cambiano gli approcci.
La metodologia tiene, è solida,  proprio perché ha una forte cornice che la sostiene. Al suo interno le vie da seguire sono invece molteplici.
E adattabili e perfettibili sempre.

Per questo il WRW non richiede in fondo l’uso di nessuna antologia. Ognuno imposta la didattica con le proprie mini lezioni e con i testi mentore che ritiene utili ogni volta come esemplificativi. Ed è libero di apportare ogni variazione possibile, ogni sostituzione di brani con altri brani sia in lettura che in scrittura.

Anche per i “Promessi Sposi” vale la medesima riflessione. Di anno in anno, dalle medie al biennio, ho trovato linee di percorsi diversi utilizzando il romanzo di Manzoni come testo mentore per la scrittura e per la lettura.

Due esempi.

Manzoni in scrittura è stato oggetto di ricalco. Abbiamo preso “l’addio ai monti”, l’abbiamo analizzato, fatto nostro e riscritto. Ognuno ha fatto il suo addio al suo luogo del cuore. Utilizzando in sostanza lo scheletro di Manzoni, ma sostituendo le parole di Lucia con le proprie. Ecco che Alessandro diventa maestro di scrittura anche in una classe della scuola media.

La storia di Gertrude è diventata nel biennio spunto di un testo argomentativo sotto forma di lettera. Abbiamo elaborato una risposta al padre della sventurata, trasportando la storia nella contemporaneità.

Ognuno a suo modo ha provato ad elaborare una breve argomentazione a sostegno della propria tesi: non voglio obbedire a un ordine che mi distruggerà la vita. In questo modo, utilizzando varie ML sulla struttura del testo in oggetto,  Manzoni è diventato da un lato oggetto di studio, dall’altro motivo di riflessione. “Io, Gertrude” era il titolo del lavoro elaborato in una classe tutta maschile.

Se passiamo al Reading invece i percorsi da fare all’interno del romanzo sono molteplici. Io ne ho sperimentato uno in particolare quello della scelta.

Molti personaggi scelgono nel testo. Per svariati motivi e in situazioni diverse. La scelta è in realtà uno dei motori di questa storia come di tutte le storie. Analizzarne i contorni è stato oggetto di studio e di svariate mini lezioni di deep reading (lettura in profondità).

Insegnare la comprensione vera di un testo, negoziando significato e non porgendone uno precostituito è fondamentale. Chi sceglie in questo romanzo? Don Abbondio ovviamente. Don Rodrigo. Fra Cristoforo. Gertrude. Renzo a Milano. Tutti scelgono in certe occasioni condizionati o meno, liberamente o meno. La costruzione dei personaggi in Manzoni sembra un meccanismo da orologio svizzero e per insegnare alcune tecniche di analisi  testuale il testo funziona benissimo. Persino gli studenti del biennio del professionale hanno colto la potenza di certe descrizioni o di certi dialoghi.

Ho usato anche per i “Promessi Sposi” la tecnica “Notice and Note” che prevede l’uso di “segna posto speciali” per riconoscere certe caratteristiche testuali ricorrenti. Funziona anche questa.

Lo so. Molti  si chiederanno dove rimangono  la storia della letteratura, di Manzoni, la sua biografia, il contesto. Ci sono. Solo sono scoperte. Non sono significati dati a priori da un prof o da un testo. Sono continue messe a punto dei ragazzi con l’aiuto di ricerche sul web e di brevi mini lezioni ad hoc. Come dice Recalcati noi siamo fatti di parole come i libri.

Anche quel monumento dei Promessi Sposi funziona allo stesso modo. Se riusciamo a costruire uno scambio tra noi e il testo in modo che il testo cambi noi e noi cambiamo un poco il  testo ogni volta che lo leggiamo, il gioco è fatto. Credo che ritrovando “ la gioia di leggere al di là di astratte griglie interpretative” potremo rendere anche al nostro Alessandro un buon servizio.

( indovinare da dove è tratta l’ultima citazione”)