Una sintesi di Carlo Ridolfi sull’VIII incontro nazionale rivolto a insegnanti, educatori, genitori organizzato da Rete di Cooperazione Educativa a Macerata

Quasi due anni di lavoro. Cinque tappe di preparazione in giro per l’Italia (Roma, Verona, Asti, Padova, Busto Arsizio). Donne e uomini che sono arrivati nelle Marche dal Veneto alla Puglia, dalla Sicilia al Piemonte. L’VIII incontro nazionale di C’è speranza se accade @ – Rete di Cooperazione Educativa, associazione di persone che hanno a cuore l’educazione, si è tenuto sabato 19 e domenica 20 ottobre col titolo MIRAGGIMIGRANTI Ospitalità Educazione Condivisione. La sede, bellissima, come bellissimo è stato il clima meteo che ha accolto i partecipanti e quello più propriamente umano, è stata il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Macerata, Ateneo che, insieme al Comune, ha patrocinato l’evento. Se si dovessero riassumere in una parola due giornate intensissime forse la più adatta sarebbe “commozione”.

Non altrimenti si potrebbero descrivere le emozioni provate a partire da un breve ma fortissimo spettacolo del gruppo “Ombre resistenti” di Dimitrious Evangelou e Susanna Matonti, che hanno raccontato il dramma delle comunicazioni tra i barconi dei migranti e le capitanerie di porto che comunicano il respingimento degli stessi. Fino alla conclusione nella intera mattinata di domenica 20, dedicata, con un cambiamento difficile ma opportuno dello stesso programma che era stato annunciato, a testimonianze e contributi che hanno avuto come centro di interesse e partecipazione l’appassionata presenza di Fuad Aziz, straordinario poeta e illustratore di libri di origine curda.

Tra questi due punti estremi del convegno, una mattina del sabato che ha visto susseguirsi il dialogo fra don Pierluigi Di Piazza, del centro di accoglienza “Ernesto Balducci” di Zugliano (UD) con Lina Caraceni, dell’Università di Macerata, insieme al vicesindaco Stefania Monteverde; l’intervento sull’azione educativa di Sonia Coluccelli, maestra della Fondazione Montessori; il confronto e la condivisione, sollecitati da Monica Tappa, del giornalista Concetto Vecchio, autore di “Cacciateli!”, che ha raccontato la sua esperienza di figlio di emigranti siciliani nato in Svizzera e di Salou Baba Tounde, che dal Togo è arrivato in Italia e, in epoca e condizioni diverse, ha attraversato avvenimenti e incontri simili al collega italiano.

E poi suggestioni e pratiche arrivate da luoghi diversi e con diverse modalità. La migrazione raccontata attraverso le canzoni italiane da Odoardo Semellini; il racconto di una scuola al centro di un quartiere multietnico fatto da Alessandra Falconi; le esperienze scolastiche e postscolastiche nella Bari riportata da Gegè Scardaccione, Rosalina Ammaturo e Gianpaolo Petrucci; la costruzione di un Giardino dei Giusti contemporanei nella scuola di Vercelli dove insegnano Carolina Vergerio e Patrizia Pomati; il lavoro di riprogettazione degli spazi esterni come spazi di accoglienza fatto dalle tre donne che animano l’associazione Les Friches a Macerata. Questo il sabato pomeriggio.

La domenica mattina, come detto, è stata ascolto e poesia sulla pace
e sulla guerra, con le filastrocche di Carlo Marconi, il juke-box poetico di Patricia Serrano Garcia, il gioco interattivo di Anna Tosetti di Popoli Insieme, l’incontro e il lavoro dei Bimbisvegli di Giampiero Monaca a Serravalle d’Asti con gli ospiti rifugiati della comunità di Agathon, le letture
clandestine di Barbara Archetti di Ventoditerra. E, dopo la grande emozione dell’intervento di Fuad Aziz e la costruzione comune di un, simbolico ma importante, villaggio globale, una conclusione in danza comune, guidata da Chiara Candeo del Cemea Veneto. Il convegno si è concluso anche con un impegno d’onore – preso dopo aver ascoltato Chiara Pinton, di IBBY Italia, che ha portato con sé una valigia di libri per rappresentare in concreto l’idea di BILL-Biblioteca della Legalità: quello di contribuire con le donne e gli uomini della Rete presenti sull’isola a costruire una BILL anche in Sicilia. Luogo di approdo e di naufragi, di accoglienza e di rifiuto, di sangue e di solidarietà che non può mancare in una ideale mappa della resistenza e della speranza.