Intervista a Tiziana Bruno, insegnante, sociologa, formatrice e autrice di un interessante saggio: le fiabe come strumento didattico.

«Le emozioni guidano la formulazione del pensiero, riuscire a padroneggiarle è il requisito fondamentale per concentrarsi, per trovare motivazione, per affrontare con profitto lo studio» , spiega Tiziana Bruno, autrice del saggio “Insegnare con la letteratura fiabesca”. Le abbiamo rivolto qualche domanda per saperne di più.

Buongiorno Tiziana, ci racconti chi sei, e quale sia la tua formazione?

«Mi occupo di didattica da diversi anni, come insegnante e come sociologa, ma soprattutto mi intrufolo negli ambienti educativi grazie alle mie storie per ragazzi. Sì, sono anche un’autrice di letteratura giovanile. Scrivo perché le storie che leggevo da bambina mi rendevano felice, la lettura trasformava la mia vita in maniera meravigliosa.

ll’ultima pagina, richiudevo il libro e mi sentivo più ricca, capace di scrutare oltre l’apparenza e pronta ad affrontare serenamente ogni contrarietà. Il mondo fiabesco è stato centrale nella mia formazione perché mi ha offerto gli strumenti per capire, sognare, crescere, progettare.

Il serbatoio per imparare i sentimenti, per sciogliere i nodi interiori. Il passaggio alla scrittura ha rappresentato Il completamento naturale della lettura. Quello che maggiormente desidero è rendere felici i miei giovani lettori come lo sono stata io da piccola.

E la letteratura è anche al centro della mia attività di sociologa. Le ricerche che conduco sono rivolte all’impiego della lettura come strumento per creare autentiche comunità educanti».

Tu hai scritto un saggio dal titolo intrigante: Insegnare con la letteratura fiabesca. Da dove nasce l’idea e da dove l’esigenza di scrivere questo saggio?

Credo profondamente nel seme evocatore della fiaba.

« Un seme che ritengo fondamentale per lo sviluppo dell’individuo e della società intera, in qualunque epoca. Gli antichi imparavano i sentimenti attraverso la mitologia, noi li impariamo attraverso la letteratura. Come spesso ripete Umberto Galimberti “i sentimenti si acquisiscono culturalmente e socialmente” e dunque vanno educati.

Purtroppo l’educazione emotivo-relazionale ormai sfugge dalle mani delle famiglie, come della scuola, spesso per mancanza di tempo: i genitori sono attanagliati da ritmi frenetici, gli insegnanti combattono con burocrazia e stress.

Ma quando il disagio dei ragazzi o gli episodi di bullismo ci spiazzano e ci spaventano, dobbiamo fermarci a riflettere e riconoscere che sono conseguenza dell’analfabetismo emozionale dilagante.

Siamo in una situazione di emergenza affettivo-relazionale e questo mi ha spinta a cercare delle vie di uscita. Non è più possibile trascurare la didattica emozionale, non possiamo più pensare a una scuola orientata esclusivamente al potenziamento delle abilità intellettive a discapito di quelle emotive. Le neuroscienze ci spiegano che lo sviluppo intellettivo e l’apprendimento sono fortemente influenzati da emozioni e sentimenti.

Le emozioni guidano la formulazione del pensiero, riuscire a padroneggiarle è il requisito fondamentale per concentrarsi, per trovare motivazione, per affrontare con profitto lo studio. Ho riflettuto a lungo su quali strumenti utilizzare per insegnare ai piccoli a (ri)conoscere e gestire emozioni e sentimenti. Dai miei studi è emerso che la fiaba è davvero il più efficace dei mezzi.

Così è nato “Insegnare con la letteratura fiabesca”, con l’intento di esplorare insieme ai docenti un sentiero attraverso il quale aiutare i ragazzi ad accedere alla propria personalità, imparare a riflettere e relazionarsi, prendere coscienza dei propri stati emotivi, sviluppare capacità logiche e pensiero creativo, rafforzare la motivazione allo studio» .

Possiamo davvero migliorare la didattica a scuola?

«Per migliorare la didattica, ma anche in generale la qualità della nostra vita, dobbiamo necessariamente imparare a gestire le nostre emozioni e quelle dei ragazzi. Bisogna saperle governare tutte, sia quelle che creano squilibrio (paura, invidia, rabbia, gelosia) che quelle piacevoli (gioia, speranza, volontà, gratitudine, fiducia).

Se, insieme ai nostri ragazzi, impariamo a canalizzare l’energia emotiva, questo avrà un impatto positivo sul loro rendimento scolastico, sulle loro relazioni e sul benessere psicofisico di noi tutti, bambini, docenti e genitori. E sì, finalmente potremo dire di aver inventato un mondo nuovo. Proviamoci, ne vale davvero la pena.

Le fiabe incoraggiano l’apprendimento perché coinvolgono emotivamente, nel pieno rispetto della diversa sensibilità di ognuno. Ogni individuo, specie se giovanissimo, per poter imparare qualcosa deve avere un buon rapporto con le proprie emozioni.

I concetti che impariamo in maniera immediata e facile sono quelli collegati alle emozioni positive.

Bambini e ragazzi, in molti casi, arrivano a scuola carichi di difficoltà. Il deficit di attenzione, per esempio, è un problema che le statistiche ci rivelano essere diffuso sia tra i piccolissimi che tra gli adolescenti, e gli psicologi spiegano che deriva spesso dall’uso compulsivo di apparecchi elettronici. In queste condizioni diventa problematica anche la relazione con i compagni, oltre che con l’insegnante. Ma la buona notizia è che il livello di attenzione può essere potenziato in qualsiasi fase della vita, insieme alla consapevolezza dei propri stati d’animo e all’empatia.

La fiaba ci racconta di eventi che riguardano l’essere umano nel suo cammino, per questo cattura facilmente l’attenzione. L’importante è utilizzare le giuste strategie di lettura. Non è difficile, anzi è un’attività piacevole anche per il docente.

La lettura a voce alta è un atto di accoglienza e di cura che regala emozioni meravigliose a chi ascolta e a chi legge. E’ un momento di accettazione, che aiuta il bambino a trasformare anche le proprie emozioni negative qualcosa di positivo e utile alla sua vita».

In quali “materie” possiamo inserire l’uso della fiaba?

«Praticamente possiamo impiegare la letteratura fiabesca in tutti gli ambiti disciplinari: scientifico, umanistico, artistico, tecnico. E’ necessario insegnare ai ragazzi a pensare. L’insegnamento delle materie tradizionali come la matematica, le scienze, le lingue, deve essere affiancato da strategie educative che consentano di acquisire consapevolezza di come funzionano la propria mente e i sentimenti.

Ed è esattamente ciò che possiamo fare con la pratica della narrazione fiabesca, fin dai primi anni dell’apprendimento scolastico la letteratura conduce i piccoli a sviluppare il pensiero autonomo e la capacità di creare nuove idee.

Non a caso ho scelto Alice per la copertina del libro: è il personaggio che più di ogni altro rappresenta l’esplorazione della realtà interiore, sia mentale che emotiva, con tutte le sue contraddizioni. E questo tipo di esplorazione è vitale non soltanto per i piccoli, ma per tutti noi, a qualunque età.

Impiegata nel modo giusto, la letteratura fiabesca è utile a impostare percorsi veramente efficaci anche nell’affrontare realtà complesse come il bullismo, l’autismo, il mutismo selettivo, la fragilità emotiva, la competizione sfrenata.

Impiegata nel modo giusto, la letteratura fiabesca è utile a impostare percorsi veramente efficaci anche nell’affrontare realtà complesse come il bullismo, l’autismo, il mutismo selettivo, la fragilità emotiva, la competizione sfrenata. Attenzione, però.

Quando uso la parola “fiaba” mi riferisco sempre alla versione letteraria originale, non certo ai sottoprodotti editoriali che mistificano i contenuti delle opere fiabesche, riempiendole di stereotipi e sciocchezze varie.

La letteratura fiabesca è relativamente giovane, esiste da pochi secoli, ma ha subito mortificazioni di ogni sorta arrivando a noi spesso in forma distorta a causa di versioni cinematografiche arbitrarie e libercoli redatti in maniera approssimativa e frettolosa.

Affinché risulti efficace, occorre recuperare le versioni letterarie autentiche, magari ripubblicate in un linguaggio aggiornato ai tempi, ma senza modifiche ai contenuti. Le fiabe classiche, e quelle moderne, sono opere d’arte a cui non possiamo fare dei ritocchi a nostro piacimento.

La letteratura fiabesca, diceva sapientemente Umberto Eco, è una letteratura aperta perché consentedi elaborare ulteriori possibilità e nuove idee, ma non può e non deve essere oggetto di manipolazioni mortificanti (come del resto ogni altra opera d’arte)».

Qualche “pillola” del metodo. Come ci si approccia? Quali i passaggi in classe?

«Più che un metodo, la definirei una strategia didattica che parte dalla lettura ad alta voce in classe per concludersi poi in mille modi diversi, in base alla reazione e alle esigenze dei ragazzi.

La lettura a voce alta è un atto di accoglienza e di cura, che regala emozioni meravigliose a chi ascolta e a chi legge. E’ un momento di accettazione, che aiuta il bambino a trasformare anche le proprie emozioni negative qualcosa di positivo e utile alla sua vita.

Ma l’attività del leggere non può essere lasciata all’improvvisazione, affinché risulti davvero efficace occorre seguire dei criteri precisi. Per questa ragione, con il mio saggio accompagno il docente nell’acquisizione degli atteggiamenti giusti da tenere durante la lettura.

La prima parte, quella teorica,  illustra l’utilità della letteratura fiabesca nei diversi ambiti didattici e, in appendice, sono proposti quindici laboratori interdisciplinari e degli esempi di unità di apprendimento per la scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria, con compiti di realtà e percorsi per affrontare il bullismo, potenziare l’inclusione e migliorare le relazioni in classe».

Fai formazioni? Che percorsi proponi ai docenti?

«A partire dal 2012, quindi ben prima dell’uscita del libro, ho iniziato a girare l’Italia proponendo corsi di formazione a docenti e genitori. Anzi, il saggio è nato proprio su richiesta dei docenti che sentivano il bisogno di avere una guida da consultare.

E i corsi di formazione si sono intensificati dopo l’uscita del saggio, anche grazie alla casa editrice che li offre in maniera gratuita ai docenti in servizio. Sono davvero contenta. A pochi mesi dall’uscita, Insegnare con la letteratura fiabesca è stato adottato per i laboratori alla facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Lecce.  E in un sito svizzero lo hanno segnalato come libro utile agli insegnanti di Italiano Lingua2.

Ma l’episodio che mi ha resa oltremodo felice risale a poche settimane fa, quando un’insegnante della scuola Secondaria mi ha telefonato per dirmi di aver sperimentato in classe la mia strategia. Era commossa, tutti i suoi alunni avevano mostrato un’attenzione inusuale durante la lettura, anche gli iperattivi, i ragazzi con bisogni educativi speciali, gli alunni stranieri. Tutti.

Mi ha ringraziato e le ho risposto che in realtà sono io a dover ringraziare tutti i miei lettori perché mi danno la gioia immensa di vedere germogliare il piccolo seme che ho gettato al vento.

L’intera classe era rimasta ad ascoltare, con la gioia nello sguardo. E, nei giorni successivi, le lezioni della materia avevano preso una piega diversa, suscitando maggiore curiosità».

Per maggiori info: www.rosatiziana.com
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