La letteratura aiuta a leggere la vita? Ad ascoltare i manutentori meccanici di Sabina Minuto, che arrivano a citare la “vuotezza” (Leopardi) parlando della loro generazione, sembrerebbe proprio di sì

Insegni ai professionali… poverina!” Mi ha detto non molto tempo fa una collega. Le avrei voluto dire che ci insegno per scelta. Perché amo quella scuola e i suoi studenti. Ma non l’ho detto. A volte è inutile cercare di spiegare a chi ha già  una visione preconfezionata della realtà. Molti colleghi arrivano nel mio istituto e se ne vanno subito. Soprattutto quelli di italiano. Non trovano soddisfazione. Non si può fare letteratura, dicono, perché non la capiscono. Non si può insegnare a questo tipo di studente Leopardi o D’Annunzio. Tanto a loro non serve, vogliono solo lavorare. Io sono proprio dell’opinione contraria invece.

Questa è dunque la sfida: far trovare dentro i testi le storie e da lì far capire loro che non si può vivere se non hai letto almeno una volta

Proprio ai nostri studenti serve la letteratura. Essa, come dice Umberto Galimberti, insegna i sentimenti. Essa è la vita nostra, anche quella dei miei meccanici manutentori, dentro ai libri. Tutto sta sia nel cosa ma soprattutto nel come. I testi letterari non sono un canone intoccabile, ammuffito, da scaffale di libreria. I testi letterari raccontano storie. E le storie, lo dice anche Aidan Chambers, piacciono a tutti, proprio a tutti. Questa è dunque la sfida: far trovare dentro i testi le storie e da lì far capire loro che non si può vivere se non hai letto almeno una volta “Alla luna” o “ Federigo degli Alberighi”. Loro non ci credono. Ridono. Ma poi quando scoprono la bellezza ne rimangono affascinati.

Tutti hanno diritto alle parole della letteratura. Quelle che, a volte ti cambiano la vita

È così che in classe noi “facciamo” letteratura. Non il programma (che non esiste) noi proprio facciamo, quasi con le nostre stesse mani mi verrebbe da dire,  letteratura. Io li sfido tutte le volte. Un po’ li provoco. “Noi possiamo leggere Ungaretti  perché conosciamo il dolore anche noi, la morte anche noi”. “ Prof! Non siamo quelli del classico… noi non capiamo niente. A NOI NON SERVE”.  Ecco abbiamo fatto tanto che si sono convinti da soli che a loro non serva. Ma poi, quando ci caliamo nel testo, troviamo sempre che quell’autore ci dice qualcosa che ci interessa. Interessa noi oggi, noi ragazzi del 2019 che ascoltiamo Ghali e il trap.

Un mio studente ha scritto nella simulazione della prima prova:” Non pensavo che io ragazzo del 2019 potessi trovare qualcosa in comune con il pensiero di Leopardi“.  E ha citato la parola  “ vuotezza” dicendo che la vede in tanti suoi coetanei. Questo è il mio piccolo miracolo. La letteratura non va insegnata perché ce lo dicono programmi inesistenti o perché abbiamo adottato un libro e dobbiamo usarlo. Non va neppure insegnata perché si deve. Va insegnata in modo autentico. Come se  tutte le volte fosse una scoperta.

Ho letto ad alta voce “ Il treno ha fischiato” di Pirandello senza nemmeno dire di chi fosse. Ci siamo arrivati dopo. Tutto dopo. Prima il testo. E così Simo ha potuto dire la frase di rito :”Che botta prof!” Perché quella storia prende chiunque.  Ma come? Non comincia dall’inizio? No. Comincia da metà. Ma come stava questo ( Pirandello) prof? Doveva star male. Certo aveva una vicenda tremenda con la moglie pazza. Ecco! Ma come prof allora il fischio del treno è come quando io guardo dalla finestra? Certo che lo è, è la vita che irrompe e scuote di dosso le maschere indossate ogni giorno. La storia delle maschere li ha presi subito. Perché quante maschere ci mettiamo anche noi oggi tutti i giorni?” Loro lo hanno capito in un secondo. E poi siamo passati al romanzo. E a “Sei personaggi” Tutto lì. Poche nozioni tanto dibattito.

La letteratura serve a questo: ti aiuta a leggere la vita tua e degli altri

Ora studieranno sul piccolo testo da me fornito su Pirandello. E utilizzeranno lo schema a Y fatto in classe e la tabella a T, tema vs argomento. Da lunedì sono in viaggio a Roma i ragazzi. Ho detto loro che non possono mancare piazza di Spagna perché la poesia di Pavese che è appesa al nostro muro d’aula ( angolo del daily poem) l’ha descritta proprio come è. La vedranno un po’ anche con gli occhi di un poeta perdutamente innamorato. La letteratura serve a questo: ti aiuta a leggere la vita tua e degli altri. Va insegnata a mio avviso senza sovrastrutture che ci privino della gioia  di leggere. Come dovrebbe essere appunto. Come un testo che se lo conosci un po’ ti cambia la vita, anche se sei manutentore meccanico e hai 19 anni.

Illustrazione di Marco Somà da “L’infinito” di Giacomo Leopardi, Einaudi Ragazzi