3 Novembre 2018
Kinetoscopi portatili 2.0, una rivincita per Edison?
Con smartphone, tablet e tecnologia all'avanguardia è come se molti di noi oggi avessero un proprio kinetoscopio portatile. Una riflessione di Carlo Ridolfi Agli albori della storia del cinema, verso la fine del diciannovesimo secolo, furono in molti a cimentarsi con la sperimentazione e la costruzione di macchine che mostrassero immagini in movimento. In Germania furono i fratelli Skladanowsky. In Italia Filoteo Alberini. Negli Stati Uniti, tra il 1889 e il 1892, fu l’operatore William Dickson a sviluppare una macchina chiamata kinetoscopio. Dickson lavorava per Thomas Alva Edison, che per questo risultò titolare del brevetto. La macchina consisteva in un cassone di legno che aveva un oculare sulla parte superiore. L’aspirante spettatore inseriva qualche centesimo nella cassa, girava una manovella, poggiava l’occhio e assisteva alla proiezione di brevi filmati, come il Dickson Experimental Sound Film (con un tubicino accostato all’orecchio si poteva sentire anche l’audio, mentre si assisteva alla scena...